
Mercoledì 4 giugno, si tenuta a Bruxelles, in Place du Luxembourg, davanti al Parlamento europeo, una manifestazione organizzata dal collettivo EU Charade, piattaforma transnazionale che raggruppa cittadini, esperti, amministratori locali di Spagna, Italia, Francia, Belgio, Olanda, Germania, Svezia, Danimarca e Svizzera, uniti nell’opposizione alla diffusione massiva e incontrollata degli impianti industriali per la produzione dell’energia rinnovabile. Durante il raduno, le rappresentanze dei vari comitati nazionali hanno formulato precise richieste alle istituzioni politiche europee: in primo luogo, è stata invocata una moratoria che sospenda le installazioni su larga scala di fotovoltaico ed eolico on shore e off shore, con la conseguente interruzione degli incentivi pubblici che sovvenzionano, a livello europeo e nazionale, i grandi impianti industriali FER. Tra le altre istanze avanzate dai partecipanti: una riconsiderazione dei piani energetici europei che tenga conto degli impatti sociali, economici, ambientali e sanitari degli impianti eolici e fotovoltaici di grandi dimensioni; un maggiore coinvolgimento della cittadinanza nei processi decisionali relativi alla realizzazione delle infrastrutture energetiche e il rispetto, in questo ambito, delle tutele costituzionali dei vari Paesi; la rimozione del principio di “interesse pubblico prevalente”, garantito per il settore delle energie rinnovabili. La Coalizione ambientale interregionale TESS – Transizione Energetica Senza Speculazione e Controvento Calabria hanno partecipato alla manifestazione denunciando l’operazione speculativa in atto sul territorio italiano legata alla produzione di energia da fonti rinnovabili con conseguenze disastrose a livello sociale, agricolo, paesaggistico e ambientale. In Italia, con il pretesto dell’energia “verde”, la transizione energetica da FER rischia sempre più di diventare un’operazione speculativa, guidata da logiche affaristiche e da pressioni politiche che nulla hanno a che vedere con l’interesse pubblico; grazie alle generose sovvenzioni statali riservate a impianti industriali di energia da fonti rinnovabili stanno alimentando una corsa all’accaparramento di terre fertili e naturali, trasformando l’Italia – dai crinali dell’Appennino alle campagne della Maremma, dalle colline della Tuscia ai campi del Veneto, per non parlare delle grandi estensioni cerealicole del martoriato Sud – in un mosaico di zone industriali a cielo aperto e nessun luogo può ormai considerarsi al riparo dall’espansione della monocultura energetica. Pur essendo il quinto paese europeo per potenza eolica installata, l’Italia risulta essere ultima in Europa per produttività degli stessi impianti, presentando valori di ventosità poco interessanti per questa tecnologia. Il mega-eolico e il fotovoltaico a terra e agrivoltaico, pur essendo tecnologie presentate come sostenibili, stanno generando effetti devastanti: spopolamento, crollo dei valori immobiliari, danni irreversibili al turismo lento e alle economie locali, cementificazione dei suoli agricoli. Il tutto in un Paese che ha già perso il 30% delle terre coltivate in 25 anni e che oggi importa il 70% del proprio grano. La sovranità alimentare non è mai stata così lontana A preoccupare ulteriormente è l’abuso del concetto di “pubblica utilità” per legittimare espropri a danno di agricoltori e piccoli proprietari, spesso a beneficio di società private con finalità esclusivamente speculative. Un uso distorto della legge che mina i principi costituzionali (articoli 9, 41 e 43) e accresce le tensioni sociali nei territori coinvolti. Serve un cambio di paradigma: stop agli incentivi per i grandi operatori privati e investimento pubblico nella creazione di comunità energetiche locali, finalizzate all’autoconsumo, a contrastare la povertà di tanti utenti e alla riduzione delle bollette, sulle quali grava il costo dei profitti di un settore tra i più voraci. Le comunità energetiche contribuiscono alla tutela del paesaggio e della sovranità alimentare. Ormai l’energia è come l’acqua, un servizio vitale che arriva in tutte le case, considerato un fabbisogno collettivo che non può e non deve essere lasciato in mano alla speculazione. Come indicato dal rapporto ISPRA 37/2022, l’energia pulita va prodotta sfruttando aree già compromesse, come le aree industriali, le arterie stradali e ferroviarie, porti, interporti, aeroporti, parcheggi, edifici non storici e superfici dismesse. Il suolo va preservato, e non sacrificato. È questa la soluzione suggerita da TESS per raggiungere gli obiettivi del PNIEC al 2030, senza danneggiare altro suolo. Una transizione energetica contro i territori non ha futuro. Chiediamo una transizione democratica, costituzionalmente legittima, a consumo di suolo zero e pubblica. È una questione di buon senso, giustizia e responsabilità politica. Il principio è semplice, ci vuole solo il coraggio politico di applicarlo: si chiama democrazia energetica.
Coalizione ambientale interregionale TESS – Transizione Energetica Senza Speculazione
coalizionetess@gmail.com
Controvento Calabria
controventocalabria@gmail.com

