Calabria, la moltiplicazione dell’eolico

 

  • Silvio Messinetti, il manifesto 22 maggio 2025

 

Ambiente Comitati in allarme per la realizzazione dell’impianto eolico offshore Enotria: 47 turbine alte oltre 300 metri tra Isola Capo Rizzuto e Punta Stilo. Persino la regione Calabria, a trazione Forza Italia, si era espressa con un diniego all’autorizzazione ministeriale.
Nei giorni di cielo terso da Tiriolo si vedono due mari mentre alle spalle dell’abitato si alzano verso il cielo rocce a strapiombo. Uno scenario davvero unico, dovuto alla posizione panoramica del borgo, che, dalle falde meridionali della Sila Piccola, volge lo sguardo verso la Stretta di Catanzaro. In questa fascia di terra, una sorta di istmo che separa la Calabria settentrionale da quella l meridionale, Ionio e Tirreno distano solo 30 km, dal golfo di sant’Eufemia a quello di Squillace. Il timore degli ecologisti è che tra pochi mesi a svettare all’orizzonte, nel mare davanti a Squillace, saranno decine di pale eoliche. Sono, infatti, ventuno i progetti di nuovi impianti già presentati in regione, per un totale di 250 pale. In un territorio calabrese, anche a mare, davvero molto fragile.
Gli impianti, spiega l’architetto Walter Fratto, non tengono conto delle condizioni del fondale che presenta notevoli criticità per frane sottomarine e punti di accumulo di materiale vulcanico detritico: «Nel golfo di Squillace abbiamo frequenti attività vulcaniche e se in questi punti critici si installano impianti eolici non sappiamo cosa può succedere. Nel 1832 ci fu uno tsunami da Catanzaro a Cirò proprio per una frana sottomarina». Per protesta gli attivisti, riuniti nel coordinamento Controvento, si sono tuffati a mare. A Cropani, Guardavalle, Squillace, Monasterace, Schiavonea e Crotone, centinaia di ambientalisti hanno fatto un bagno fuori stagione contro i progetti eolici, sia terrestri che marini, che rischiano di compromettere irreversibilmente l’ambiente e l’ecosistema costiero 
Tutto nasce dall’autorizzazione concessa dal ministero dell’Ambiente per la realizzazione dell’impianto eolico offshore Enotria, che prevede l’installazione di ben 47 turbine alte oltre 300 metri tra Isola Capo Rizzuto, nel crotonese, e Punta Stilo, 50 km a sud di Catanzaro. Il progetto, con una potenza complessiva di 555 megawatt, suscita preoccupazioni. «Dopo aver venduto le nostre terre senza alcun guadagno, adesso vogliono comprare anche il mare di Calabria» sbotta Giustina Piscioneri, storica attivista verde. Le doglianze sono diverse e documentate. A partire dall’assenza di progetti di fattibilità e sostenibilità tecnicoeconomica.
Per continuare con la presenza di frane nel tratto di mare indicato, con l’essere l’area scelta collocata fuori delle acque territoriali statali.
Poi ci sono gli effetti sul clima e sul moto ondoso a valle, dell’impatto del rumore sulla fauna marina, sulla sua riproduzione e migrazione, nonché della distruzione di habitat dei siti Natura 2000, compresa la tartaruga Caretta che nidifica sulle rive ioniche. Persino la regione Calabria, a trazione Forza Italia, si era espressa con un diniego all’autorizzazione ministeriale, determinando così una frizione con il dicastero guidato dall’azzurro Gilberto Pichetto Fratin. A fine aprile i movimenti hanno depositato nella Cittadella regionale una montagna di firme: 15mila sottoscrizioni in 7 mesi. Chiedono al presidente Occhiuto (Fi) di fermare l’invasione di parchi: «Rinnovabili sì, ma non così». Oreste Montebello, animatore di Controvento, offre lo slogan della mobilitazione.
L’obiettivo, dicono i promotori, è quello di respingere l’assalto degli speculatori dell’energia eolica e fotovoltaica. Uno dei coordinatori, Pino Commodari: «Stanno invadendo tutta la regione di questi progetti. Se andate sul sito del Mase troverete le tracce. Non possiamo accettare l’idea e la pratica che per installare le pale si taglino interi boschi, si aprano piste che somigliano ad autostrade e si distruggano le falde acquifere con gli scavi per installarle, nei quali finiranno milioni di metri cubi di cemento e tonnellate di ferro. Non è un no alle rinnovabili e all’innovazione, è un no a progetti che si vestono di nuovo e di “verde”, ma sostanzialmente ripropongono la distruzione ambientale».
Nel novembre 2024 risultavano attivi nella regione quasi 500 impianti eolici, con un’importante concentrazione nelle province di Crotone e Catanzaro. La crescente richiesta di concessioni e autorizzazioni alle multinazionali dell’energia sta portando a un ulteriore aumento di pale e amplifica le criticità socioambientali. «L’espansione di impianti fotovoltaici a terra ha comportato anche il consumo di suolo agricolo, con ricadute negative su biodiversità e paesaggi rurali» sottolinea il dirigente Arci, Filippo Sestito. Recentemente, con il decreto Agricoltura, convertito nella legge 101/2024, sono stati introdotti limiti all’installazione di pannelli solari a terra su terreni agricoli, con l’obiettivo di tutelare il suolo e le attività agricole.
Tuttavia, per quanto riguarda l’eolico, la mappa delle concessioni continua a crescere, con il rischio che il territorio calabrese venga ulteriormente compromesso da impianti invasivi e poco compatibili con l’ambiente e la cultura locale. Gli ambientalisti chiedono di adottare un piano energetico strategico che limiti e regoli le installazioni, privilegiando soluzioni di efficienza e risparmio. Propongono di incentivare la realizzazione di impianti fotovoltaici su strutture già esistenti, come tetti di edifici, capannoni industriali e parcheggi. Chiedono di eliminare i “Certificati Verdi”, considerati un incentivo alla speculazione. Esigono che vengano destinate più risorse alla bonifica dei siti inquinati e alla tutela della biodiversità

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